La situazione

martedì 16 Maggio, 2023

Infanzia: «lo 0-6 è cruciale per evitare lo spopolamento»

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La riflessione di Degasperi, responsabile del Servizio attività educative per l’infanzia del Dipartimento istruzione della Provincia

Soltanto dieci anni fa, in particolare nell’anno scolastico 2014/2015, i bambini iscritti alle scuole dell’infanzia del Trentino erano 16.142. Oggi sono 12.702, ossia il 20% in meno. Effetto del calo della natalità: si fanno meno figli. Da questo punto di vista «è inutile nascondersi dietro a un dito: il sistema integrato 0-6 sarà fondamentale, non solo per continuare a garantire il servizio, ma anche per evitare lo spopolamento delle aree periferiche», osserva Livio Degasperi, responsabile del Servizio attività educative per l’infanzia del Dipartimento istruzione della Provincia.

Lo 0-6 è un sistema integrato tra i nidi d’infanzia (0-3 anni) e le scuole dell’infanzia (3-6 anni) promosso a livello nazionale. Sono diverse le finalità: tra le più importanti, sviluppare la continuità del percorso educativo e scolastico, agevolare la frequenza dei servizi educativi e favorire la conciliazione tra i tempi di lavoro dei genitori e la cura dei bambini. Un sistema che risponde ad un nuovo paradigma di cura, che guarda all’educazione e alla formazione del bambino sin dal suo primo anno di vita. «A livello nazionale — spiega Degasperi — risponde anche alla necessità di sviluppare maggiormente lo 0-3».

In provincia di Trento, stando ai dati Istat relativi al 2020, i posti offerti nei nidi sono 37,9 ogni 100 bimbi con meno di tre anni, più della media nazionale (27,2 posti) e della soglia fissata dall’Unione europea (33 posti). Si può ancora migliorare, soprattutto nelle aree più periferiche, ma il sistema dei nidi in Trentino è uno dei più capillari in Italia. In provincia, dunque, fatte salve le finalità pedagogiche, il sistema 0-6 è visto principalmente come una risposta alla denatalità.

Se gli iscritti diminuiscono è più difficile garantire lo stesso servizio. Ecco quindi che una struttura unica, integrata, tra nidi e scuole dell’infanzia ricopre anche la funzione di conservare quella capillarità dei servizi educativi. «Sul nostro territorio lo 0-6 — dice Degasperi — può ricoprire la funzione di contrastare lo spopolamento».

Il calo degli iscritti registrato alla scuola dell’infanzia avrà inoltre conseguenze sulla popolazione studentesca della scuola secondaria di secondo grado e della formazione professionale. Oggi gli studenti delle scuole superiori sono 27.200. Tra dieci anni scenderanno sotto i 25mila.

L’intera catena innescata dal calo delle nascite avrà effetti, infine, sulla dotazione organica. «Nei prossimi dieci anni — spiega Roberto Ceccato, dirigente generale del Dipartimento istruzione — arriveremo gradualmente ad un 10% in meno di docenti».